Insomma, il concetto è che a Napoli si rifiuti l'evidente (?) realtà delle cose, e si preferisca “ricordare i tempi di Franceschiello, oppure [i napoletani] ti indicano il mare (inquinato) o il Vesuvio (cementificato) o i loro monumenti simbolo dell'antica civiltà. Come se non sapessimo che anche a Bombay (sic, Mumbai dal 1995, ndR) non mancano testimonianze di antica civiltà e che a Roma inventarono gli acquedotti e le fognature. Ma provate a girare oggi per le baraccopoli di Bombay o per le strade di Roma”. “Non mi intendo di psicologia ma credo che tutto questo si chiami rimozione”.

“Per quanto mi riguarda c'è pure di peggio: c'è che ormai anche noi ci stiamo assuefacendo a questo andazzo e rischiamo di rendere anche Milano identica a Napoli (e per certi aspetti ci siamo già)”. Ma attenzione: “Tutto questo, ovviamente, non ha nulla a che fare col razzismo ma dare del razzista a chi fa notare come stanno realmente le cose è il modo più classico per nasconderle. Se non vuoi beccarti del razzista racconta palle alla gente. E invece chiunque viva in Lombardia o a Napoli (non importa che si chiami Cattaneo, Esposito, Yang o Mohamed) dovrebbe essere preoccupato per questa orribile situazione. E dovrebbe prendere Zurigo ad esempio per la propria città e non il terzo mondo (da cui, non a caso, la gente fugge)”. E poi la conclusione: “Tutto è una fogna ma .... GOOOOOOAAAAAAL!”.

A corredo della sua tesi il sindaco di Cantù posta immagini tra il fotomontaggio e l'incomprensibile. Dimostrando di fatto di non essere stato a Napoli di recente, o forse per nulla. Mai troppo tardi per riparare.