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A cura di Emiliano Dario Esposito

Facci contro Campania e film sulla Terra dei Fuochi: "Balle, arte al servizio della disinformazione"

Sul Libero il giornalista attacca il film (non ancora proiettato) in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

"Lido dei fuochi", così Filippo Facci – spesso al centro di polemiche su Napoli e Campania – ha titolato un suo fondo su Libero incentrato sul film "Veleno" (di Diego Olivares, in programma l’8 settembre), in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il giornalista di Libero sostiene che la pellicola "contiene tutti gli ingredienti che già immaginate: agricoltura, terreno contaminato, camorra, tumori, collusioni mafiose, impotenza dello Stato. Tra gli attori c'è il Genny Savastano di Gomorra, per capire la tonalità". Pur non avendolo visto, ad ogni modo, per Facci è già "arte al servizio della disinformazione" (sono "balle", a suo dire, le ricostruzioni fatte dalle fonti ufficiali a proposito della Terra dei Fuochi).

“Non capiamo una cosa – va avanti il giornalista – La Regione, ricorderete, ebbe a stanziare 56 milioni di euro per una campa gna che risollevasse l'immagine dei prodotti campaní dalla crociata diffamatoria sulla Terra dei Fuochi, e però la Regione ha pure collaborato alla produzione di questo film tramite la Film Commission”.

La risposta dei produttori

Un attacco "assolutamente gratuito e privo di fondamento nei confronti di un film che racconta la storia di una famiglia che coltiva la terra in uno dei tanti Comuni della Terra dei Fuochi. Una fanta-recensione che nasce prima ancora della proiezione del film, come ammette lo stesso autore dell'articolo, e che quindi risulta assolutamente singolare nel merito". È così che al giornalista ha risposto Gaetano Di Vaio della Bronx Film, produttore e coautore della storia di "Veleno".

"Mi sembra davvero assurdo – ha sottolineato Gaetano Di Vaio della Bronx Film - che si possa prendere una posizione del genere, gratuitamente offensiva nei confronti di un lavoro come "Veleno" senza aver nemmeno visto il film. Quello che abbiamo provato a raccontare è il dramma di un territorio attraverso la storia di una famiglia onesta come tante altre, che trova anche nelle imprese del Nord colluse con la camorra una delle sue principali cause di sciagura”.

Di Vaio ha anche sottolineato che nella relazione 2017 la Direzione Nazionale Antimafia ha riportato come la corruzione in alcuni settori imprenditoriali legati alle gestione dei rifiuti abbia contribuito in maniera determinante all'avvelenamento dei territori. Nessuna invenzione quindi, al contrario di quanto sostiene Facci. “A questo dato si uniscono le attenzioni di numerose istituzioni verso un fenomeno tutt'altro che sconfitto – prosegue – dalle commissioni parlamentari d'inchiesta al lavoro della magistratura e a quello delle Aziende Sanitarie Locali, fino all'attenzione dell'Autorità Nazionale Anticorruzione sulla gestione degli appalti nella Terra dei Fuochi. Chi vuole voltarsi dall'altra parte e non vedere questo dramma è 'libero' di farlo, negando l'innegabile. Il nostro film invece ha lo scopo opposto, aprire gli occhi a tutti".

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