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A cura di Davide Schiavon

Fuorigrotta

Quando lo svedese Hamrin chiuse la carriera a Napoli

Per un'intossicazione alimentare contratta dopo aver mangiato un piatto di cozze lo svedese saltò cinque mesi di campionato: in due stagioni segnò tre reti, le sue ultime nel calcio professionistico

Nel 1969 il grande Kurt Hamrin decide di chiudere la carriera nel Napoli. Il fuoriclasse svedese, soprannominato "Uccellino" per le agili movenze e gli inafferrabili scatti palla al piede, aveva 35 anni e alle spalle una carriera ricca di successi: uno scudetto, una Coppa delle Coppe e una Coppa Campioni con il Milan, due coppe Italia e una Coppa delle Coppe con la Fiorentina, una finale dei Campionati Mondiali raggiunta con la sua Svezia, che si piegò solo contro il Brasile dell'astro nascente Pelè

Hamrin arriva nel primo Napoli pensato da Corrado Ferlaino, che era subentrato alla presidenza nel corso della stagione precedente. In panchina c'è Beppe Chiappella (da giocatore gran mediano in stile Gattuso), che conosce bene Hamrin per averlo allenato nella Fiorentina. In squadra con Hamrin ci sono Zoff, Ottavio Bianchi, Barison, Altafini, Montefusco e Juliano. Lasciano Napoli Canè (che va al Bari) e Claudio Sala (al Torino). 

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Il Napoli è balbettante: fin dall'inizio del torneo si capisce che la squadra non può reggere ambizioni d'alta classifica. A una bella vittoria in trasferta segue un deludente pareggio casalingo, e per molte settimane i tifosi azzurri escono dal San Paolo con l'amaro in bocca. Hamrin va in rete una sola volta in tutto il torneo, contro il Modena, a gennaio 1970. Il suo gol risulterà decisivo per battere il Verona. A fine campionato gli azzurri si classificano settimi, l'apporto di Hamrin (che in carriera ha segnato più di 300 gol) è decisamente modesto anche per un piccolo incidente di percorso: un'intossicazione scatenata da un piatto di cozze lo tiene fuori per molti mesi. 

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Hamrin resta anche nella stagione successiva, la sua ultima nel calcio professionistico. Ha 36 anni, intrattiene contatti con il presidente della Casertana per cominciare una carriera da allenatore che poi non sboccerà mai. Nell'estate 1970 in squadra arriva un'altra vecchia gloria milanista, Angelo Sormani. Con lui ci sono "Sivorino" Abbondanza, che rientra dal prestito al Pisa, e Ghio, centravanti della Lazio. In panchina ancora Chiappella. Ferlaino crede che, con pochi ritocchi, la squadra potrà fare meglio.

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E in effetti il Napoli innesta marce alte fin dall'inizio: vince in casa con il Varese, batte la Sampdoria e la Fiorentina in trasferta, al San Paolo cadono Juve e Inter. A fine 1970 il Napoli è nelle prime posizioni. Decisivo pare allora il contributo di Hamrin, che a inizio 1971 segna una rete utile a pareggiare in trasferta contro la Roma (2-2) e il gol vittoria in un Napoli-Catania 1-0 del 24 gennaio 1971. 

Nel girone di ritorno, però, qualche battuta d'arresto di troppo non consente al Napoli di tenere il passo dell'Inter poi Campione d'Italia. Gli azzurri finiranno terzi, centrando la qualificazione Uefa. Quella contro il Catania è l'ultima rete nel calcio professionistico di Hamrin, che saluta i napoletani (tornerà poi a giocare qualche gara dilettantistica in Svezia) ormai vicino ai 37 anni. "Ricordo con piacere e un pizzico di nostalgia l’esperienza partenopea", disse Hamrin intervistato qualche anno fa*.

* (intervista ad IamNaples consultabile qui)
(si ringrazia l'Archivio Carbone per la foto copertina del blog)

 
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