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Sabato, 20 Aprile 2024
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A cura di Vanessa Ciccarelli

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Laurearsi ai tempi del Covid-19: la storia di Giuseppe

Napoletano 23enne che studia a Roma, si è laureato ili 25 marzo in via telematica a Roma, da solo, perchè bloccato causa emergenza Covid19. I familiari hanno potuto assistere, da Napoli, alla sua discussione di laurea tramite un link fornito dall'Università

Non è semplice far crollare un castello. Molto più semplice, invece, è far crollare un castello di carte. E le cose si fanno ancora più difficili quando ti accorgi che, mentre sei ad un passo dal mettere l’ultimo mattone, tutti quelli che avevi precedentemente sistemato con cura si trasformano all’improvviso in fragili carte. Il mio personalissimo castello ho cominciato a costruirlo ormai quasi cinque anni fa, quando decisi di mettermi su un treno e tentare l’esperienza da studente fuorisede. Non c’è una sola cosa, di quelle fatte in questi ultimi cinque anni, che non rifarei, un solo amico che rimpiango di aver conosciuto, un solo attimo, persino di paura, che non vorrei aver vissuto. Gioia dopo gioia, esperienza dopo esperienza, e soprattutto sacrificio dopo sacrificio, eccolo lì: il mio magnifico castello, a cui mancava solo una torre, quella più alta, quella più bella, quella in cui avrei finalmente raggiunto il mio ambito traguardo tra i caldi abbracci e gli sguardi fieri delle persone a me più care. Non ricordo di preciso cosa stavo facendo quand’è cambiato tutto, forse ero perso nei miei pensieri, forse ero concentrato su qualcosa di futile, forse ero distratto proprio dal contemplare ciò che avevo costruito.

Ad ogni modo, è bastato un attimo, un attimo in cui ho voltato lo sguardo, e quando questo era di nuovo fisso sulla mia opera, ecco l’amara sorpresa: non un mattone che fosse uno, ma solo fragili carte, riposte con cura maniacale l’una sopra l’altra, ma pronte a crollare al minimo soffio di vento. Quando ho scoperto che il mio giorno più bello non sarebbe mai esistito, o comunque non sarebbe esistito come me l’ero immaginato per una vita intera, mi son sentito vuoto, perso. E così anche nei giorni a seguire, mentre si avvicinava il momento in cui avrei dovuto discutere la mia tesi di laurea dietro un freddo schermo, in cui avrei dovuto non solo assistere, ma addirittura essere il protagonista di una vera e propria farsa! Per grazia divina, il momento in cui ho capito è arrivato tardi, ma è arrivato: vero, il mio castello era divenuto fragile, le mie certezze erano sul punto di crollare, ma, per quanto barcollanti, erano ancora in piedi, tronfie ed orgogliose. Ed ero proprio io che, col mio atteggiamento sconfitto, stavo per soffiarci su. Io, che avevo versato lacrime e sudore per costruire tutto ciò, per arrivare a quel giorno, stavo buttando giù tutto, stavo delegittimando ogni sentimento di gioia e fierezza che avrebbe dovuto invece costituire la cima del castello. Non avrei potuto permetterlo, non me lo sarei mai perdonato. E così, ci ho messo su pure l’ultima carta, quella più importante, ed ho capito che non era importante di cosa fosse fatto il mio castello, su cosa si fossero fondate le mie certezze: se fossi stato io stesso a proteggerle, nulla avrebbe potuto farle crollare. E l’ho capito ancor di più quando mi sono alzato da quella scrivania ed ho urlato la mia gioia in modo incontenibile, quando ho sentito la voce dei miei genitori spezzata dalle lacrime di gioia, quando ho sentito la stima e l’affetto di tutti coloro che mi avevano accompagnato fino a quel traguardo.

Ed oggi, se mi guardo indietro, sono lieto di non avervi rinunciato, di non averlo rinnegato, perché il mio castello non avrebbe potuto essere più bello.

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