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Salute

Insufficienza cardiaca: così al Monaldi ti salvano la vita

Nell'ospedale napoletano adottato un protocollo medico all'avanguardia per il trattamento dell’insufficienza cardiaca avanzata che si punta, adesso, ad estendere come best practice in tutta la Regione

I dati del Ministero della Salute indicano che in Italia l’insufficienza cardiaca è la principale causa di ricoveri ospedalieri per patologia. Nel nostro Paese, infatti, circa 1 persona su 100 soffre di insufficienza cardiaca e ogni anno si registrano in media 200.000 ricoveri per scompenso cardiaco. Parte di questi pazienti, in considerazione del quadro clinico, rientra nella definizione di scompenso cardiaco avanzato che, in caso di evento, comporta tempi di ricovero molto lunghi e alti costi sanitari e sociali.

Per fare fronte a quella che si configura come una vera emergenza, l’Ospedale Monaldi di Napoli ha adottato per primo in Italia un protocollo medico innovativo, di origine spagnola, basato sull'utilizzo di infusioni ripetute di inodilatatori in regime di Day Hospitalche, che è diventato una “best practice”.

Gli inodilatatori - spiega il Professor Giuseppe Pacileo, Responsabile dell’Unità Dipartimentale “Scompenso Cardiaco e Cardiologia Riabilitativa” del Monaldi - sono farmaci che hanno la duplice azione di aumentare la forza contrattile del cuore (effetto inotropo) e determinare una dilatazione arteriosa (effetto vasodilatatore) con miglioramento della performance cardiaca. Presso il nostro centro si effettua, in pazienti selezionati con scompenso cardiaco avanzato, la somministrazione in regime di Day Hospital di un innovativo farmaco inodilatatore, il levosimendan. La somministrazione ha una cadenza bisettimanale e una durata compresa tra 6-8 ore (in rapporto al peso corporeo del paziente)”.

I benefici per i pazienti sono stati al centro di una ricerca condotta dal Dottor Daniele Masarone, che ha documentato una riduzione delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco, un miglioramento della capacità funzionale (misurata tramite la distanza percorsa al test del cammino dei sei minuti) e della qualità di vita (valutata attraverso questionari specifici) il tutto in assenza di significative reazioni avverse durante o dopo l’infusione del farmaco, come riporta lo studio, recentemente pubblicati nella rivista Journal of Cardiovascular Medicine, organo ufficiale della Federazione Italiana di Cardiologia.

La stabilizzazione del paziente derivata dal trattamento con inodilatatori ha un’importante ripercussione anche in termini di ospedalizzazioni, di cui diminuisce sia il numero che la durata: i pazienti trattati con levosimendan in Day Hospital mostrano infatti una percentuale inferiore di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco acuto (22,9%) rispetto ai pazienti non trattati (66,7%).

In considerazione dell’efficacia di tale protocollo - precisa il Professor Pacileo - il numero di pazienti trattati è esponenzialmente aumentato, passando da circa 60 somministrazioni il primo anno (2018) a 270 somministrazioni attualmente effettuate presso la nostra struttura”.

La spesa sanitaria per i pazienti con scompenso cardiaco è per buona parte riferita alle ospedalizzazioni - specifica il Dottor Maurizio di Mauro, Direttore Generale dell’Azienda ospedaliera dei Colli di cui fa parte il Monaldi - è pertanto logico che la riduzione delle ospedalizzazioni, che si realizza con la somministrazione periodica di levosimendan determini una riduzione della spesa sanitaria per la regione Campania. Inoltre occorre aggiungere il miglioramento della qualità di vita, in tali pazienti legato anche alla riduzione delle ospedalizzazioni o accessi la pronto soccorso, la qual cosa non ha prezzo per i pazienti e i propri familiari”.

Alla luce degli studi e dei risultati ottenuti in seguito al trattamento con levosimendan in Day Hospital, l’Ospedale Monaldi si propone di estendere questa innovativa offerta sanitaria come “best practice” regionale per tutti i pazienti con scompenso cardiaco avanzato.

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