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Salute

Da uno studio napoletano una nuova speranza per prevenire il CoVid

Per saperne di più NapoliToday ha parlato con il ricercatore che coordina l'indagine

Uno studio che sta portando avanti un pool di ricercatori napoletani rileva che in Italia e in Cina non sono stati resi noti casi di infezione da Covid-19 tra soggetti sieropositivi in terapia antiretrovirale, mentre negli USA risultano pochi casi e, in ogni caso, senza sintomi gravi. Ad avviare la ricerca, lo scorso febbraio,il biologo Ciro Langella, assieme alla Prof.ssa Monica Gallo - coordinatrice di ricerca del laboratorio di Biochimica Clinica del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche dell’Università di Napoli Federico II - e ad un team multidisciplinare composto da ricercatori dei Dipartimenti di Scienze Mediche “Malattie infettive e tropicali”, di Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva, di Medicina di Precisione, di Biologia, e di Scienze Chimiche, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Il team è inoltre in contatto con la dr.ssa Min Zhou di Wuhan.

Per saperne di più NapoliToday ha parlato con il dott. Langella. Ecco cosa ci ha detto:

"La pandemia desta preoccupazioni, oltre che per gli anziani e per chi ha morbosità specifiche, soprattutto per le persone immunodepresse come i sieropositivi. Tuttavia, per quanto il CoVid-19 ha iniziato a diffondersi da pochi mesi, e dunque gli studi siano in corso, dalle evidenze attuali, non si registrano rischi più elevati per i soggetti HIV+ come riportato anche dal nostro Ministero della Salute il 17 marzo “Nuovo coronavirus e HIV: le raccomandazioni del Comitato tecnico sanitario per la lotta all'Aids”, che pare trovare conferma da pubblicazioni americane relative a soggetti HIV+ in trattamento (NBC UNI , TheBodyPro)".

La ricerca sembra trovare conferma anche dai dati locali

"Il nostro studio sino ad ora ha osservato principalmente Wuhan e l’Italia, con particolare attenzione alla metropoli milanese e Brescia, le più colpite dal Coronavirus in Italia e, dai dati dell’ISS, nel 2018 tra le città con il maggior numero di persone HIV+. Stiamo ora ampliando l'indagine alle aree metropolitane di Madrid e di New York, drasticamente coinvolte dalla pandemia, dove risiedono numerose persone sieropositive".

Qual è lo scopo della ricerca in corso?

L’obiettivo principale del nostro studio è quello di osservare l’eventuale azione preventiva o smorzante dei medicinali utilizzati dai soggetti sieropositivi in terapia o dai soggetti non sieropositivi che assumono terapie per prevenire l’infezione da HIV, nonché, eventualmente, fornire elementi interessanti per valutare, a riguardo, se i meccanismi di azione sono da correlarsi ai farmaci o ai processi di risposta immunitaria, ricercando in quest’ultimo caso gli anticorpi specifici”.

Come si spiega la resistenza al virus dei pazienti HIV+?

Premetto che negli USA, come riportato in un articolo del New NBC, un soggetto HIV+ e in terapia è risultato affetto da CoVid 19 ma ha manifestato sintomi lievi dell’infezione e sviluppato una massiccia carica anticorporale specifica, mentre la dr.ssa Min Zhou ha segnalato un caso di paziente Covid sieropositivo ma non già in cura con antiretrovirali

Detto questo, i motivi possono essere vari:

1) Soggetti asintomatici

2) Soggetti con sintomatologia lieve da non ricorrere alla diagnosi tramite tampone

Se queste prime due ipotesi fossero confermate, sarebbe interessante osservare il progredire dell’infezione da Covid-19 e la possibilità che in questi soggetti non si sviluppino condizioni gravi legate al decorso dell’infezione da Covid-19

3) La supposta protezione e/o l’appurarsi di queste prime due valutazioni si potrebbe anche correlare non direttamente ai trattamenti farmacologici assunti dalla popolazione HIV+ ma alla risposta immunitaria di tale popolazione

4) Presenza, non ancora ufficialmente comunicata in Italia e nelle varie aree colpite nel mondo, di soggetti HIV+ in trattamento colpiti da Covid-19.

Infine, laddove emergessero, in questi soggetti, casi di infezioni confermate da Covid-19 è importante valutare attentamente il grado di esposizione al nuovo virus (es: rischio in ambiente lavorativo e/o domiciliare, numero di partners sessuali nelle settimane precedenti, aderenza alla terapia per l’HIV, etc)”. 

Dallo studio è lecito sperare una risposta all'emergenza in corso?

Il lavoro osserva la correlazione tra i soggetti sieropositivi in trattamento antiretrovirale e l’infezione da Covid-19. Questi soggetti non assumono però tutti la stessa terapia (IF, II, AntiCCR5, IP, Booster, IP+Booster, NRTI, NtRTI, NNRTI, combinazioni varie), ecco perché andremo ad osservare man mano tutti i nuovi dati rilevati, distribuendoli ed elaborandoli in considerazione di ciò.

La speranza è che gli studi confermino l’azione profilattica (e non necessariamente terapeutica) di uno o più di questi farmaci nei confronti del Coronavirus o la capacità di attenuarne in maniera importante la patogenicità. Trattandosi di farmaci esistenti, ci auguriamo che diano esito positivo quelli somministrati per via orale per la semplicità di impiego, e quindi quelli maggiormente diffusi e testati da tempo. Certo che se tra loro figurassero i farmaci già autorizzati e adoperati per la prevenzione dell’HIV, si ridurrebbero probabilmente gli iter burocratici di azione per fronteggiare tempestivamente l’emergenza.

Attualmente si sono avviati studi per valutare gli effetti di tali farmaci sul Coronavirus come quelli di Sichuan e della casa Gilead Sciences. Naturalmente è lecito osservare che per esaminare il fenomeno sia necessario condurre tali studi sia su soggetti HIV+ che su soggetti non HIV+, non infetti dal Coronavirus ma esposti ad esso o ad alto rischio di contagio (come gli operatori sanitari negli ospedali attivi a contrastare l’emergenza), e quindi su quelli al primo stadio di infezione da Covid-19. Come accennato prima inoltre è interessante studiare la risposta anticorporale specifica in pazienti HIV+ che hanno contratto il Covid-19 (NBC UNI) e in pazienti HIV+ negativi al Covid-19”.

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