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Disabile e disoccupata, chiede da 8 anni a De Luca di essere ricevuta: “Da lui solo indifferenza”

La storia di Giovanna Galasso

Giovanna Galasso ha 56 anni, e la sua storia è un altra esemplificativa vicenda di come le istituzioni non riescano a far fronte alle più basilari necessità delle persone portatrici di disabilità.
Diversi anni fa è passata dall'essere una manager, dai suoi successi maturati in 32 anni di esperienza professionale, al crollo psichico, al baratro, dovuto ad un evento drammatico che le stravolse la vita. Eppure la diagnosi – disabilità psichica nella forma di un disturbo schizoaffettivo – non le ha impedito di reagire, di provare a ricostruire per sé un'esistenza il più possibile sana. Innanzitutto attraverso il lavoro.

Ha cercato un'occupazione adeguata alle sue condizioni di salute, un lavoro che per la legge 68 del 1999 le spettava e le spetta di diritto. In particolare, ci spiega, “l'articolo 9 prevede per i disabili psichici l'assunzione negli enti pubblici per chiamata diretta”. Dal 2008 al 2013 ha quindi lavorato nella segreteria del sindaco di Afragola, poi terminata la consiliatura non è più riuscita a ricollocarsi. Qualcosa si è bloccato, il lavoro non è arrivato più. Giovanna non si è persa comunque d'animo, e ha prova a sensibilizzare i soggetti pubblici sulla propria situazione.

Ha scritto “a tutto e a tutti – ci racconta – governi, partiti, Unar, Codacons, sindacati, giornali, associazioni. A tutti i parlamentari, alla Presidenza della Repubblica, che per tre volte ha segnalato la mia storia alla Regione Campania”. È in particolare quest'ultima che fin qui l'ha delusa. “A cominciare dal capo di segreteria del presidente De Luca, al quale ho scritto ripetutamente, a finire con tutti i consiglieri di maggioranza dello stesso presidente”, dei quali “nessuno si è dimostrato un vero democratico, perché nessuno ha difeso la mia istanza, che è quella di parlare civilmente col presidente De Luca”.

“Vi rendete conto che sono 8 anni e mezzo che chiedo di essere ricevuta dal presidente De Luca e questo colloquio non mi viene accordato?”, aggiunge. “Ho scritto appelli su appelli, email all'universo mondo, e non credo che la mia storia non sia giunta all'orecchio di De Luca”, eppure “c'è proprio un rifiuto, una indifferenza, una strafottenza, verso le questioni dei cittadini. Quando si tratta di girovagare per tagli di nastri, presentazioni di libri, e amenità varie, il tempo il presidente lo trova. Non c'è una giustificazione legittima. Il presidente De Luca mi deve almeno l'onore delle armi, per aver tanto lottato, per aver tanto invocato giustizia, per me, e per tutte le persone che vivono la mia stessa condizione”.

Eppure a oggi, protesta dopo protesta, articolo di giornale dopo articolo di giornale, il suo caso resta irrisolto, trascurato. Come probabilmente quelli di tantissimi altri che non hanno avuto fin qui la sua stessa determinazione nel farsi ascoltare, e di cui Giovanna si sta facendo portavoce.

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