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Martedì, 16 Aprile 2024
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Covid-19 e discoteche, De Pompeis: “Apertura a settembre o 90% locali a rischio fallimento"

“Il Silb sta concertando con il governo delle misure di sicurezza per cercare di anticipare le aperture. La speranza è che si possa ripartire quanto prima”. L’intervista al presidente Silb Napoli Vincenzo De Pompeis

L’emergenza Coronavirus non ha costretto solo la chiusura di ristoranti, pizzerie, bar e rosticcerie, ma anche delle discoteche e dei locali notturni. Mentre, però, i primi potranno riaprire gradualmente a partire dal 4 maggio con la vendita d’asporto in una prima fase, i secondi saranno gli ultimi a ripartire: la data fissata dal governo per la riapertura è, infatti, marzo 2021. L’industria da ballo, attiva in tutte le stagioni dell’anno, specialmente in città come Napoli, è ferma da due mesi. La chiusura dall’oggi al domani ha provocato per il sistema-divertimento, comparto importante dell’economia italiana e napoletana, una crisi profonda che potrebbe risultare fatale per tantissimi locali. NapoliToday ha intervistato il presidente SILB (Sindacato Italiano Locali da Ballo) Napoli, Vincenzo De Pompeis, per capire quali conseguenze ha avuto il lockdown suoi locali napoletani e cosa potrebbe comportare per il settore lo stop di un anno.

- Cosa ha significato per i locali da ballo napoletani chiudere dall’oggi al domani?

“La chiusura è stata decisa dai proprietari prima ancora di essere imposta per decreto, in quanto non era possibile assicurare il distanziamento sociale di sicurezza. Ed è a causa di questa problematica che saremo gli ultimi ad aprire, insieme ad altre attività”.

- Quali saranno le conseguenze dell’emergenza Covid sull’industria da ballo napoletana?

“Le discoteche sono suddivise in invernali ed estive, entrambe le attività si svolgono tra i 6 e gli 8 mesi all’anno. La chiusura anche di 5/6 mesi potrebbe essere fatale dal punto di vista economico in un momento già di per sè molto complicato”.

- Quanti operatori del settore sono rimasti senza lavoro?

“L’indotto che deriva dalla nostra attività è di oltre 100 milioni di euro annui. Rappresentiamo un comparto importante per l’economia locale. L’industria da ballo della provincia di Napoli supera i 30 milioni di euro di fatturato con circa 10 mila addetti rimasti senza lavoro. A questi 10 mila vanno poi aggiunti i musicisti e i dj che non risultano inquadrati perché lavorano con propria partita Iva, e i lavoratori stagionali come camerieri, barman, addetti alla sicurezza, ecc”.

- Le previsioni di apertura per questo tipo di locali è molto lunga, si parla di marzo 2021. La Silb sta dialogando con il governo per anticipare le aperture?

“La speranza che si possa riaprire quanto prima è molto labile, purtroppo le misure che possono adottare altre attività noi non possiamo garantirle. Nonostante tutto il Silb sta concertando con il governo delle misure possibili per cercare di anticipare la previsione di marzo 2021, quali il controllo delle temperature all’ingresso, camerieri e barman con mascherine, la divisione della sala con tavoli distanziati con la eliminazione della pista da ballo. Queste sono misure che potrebbero risultare buone nell’immediato ma con il tempo solo la scomparsa del virus e il ritorno alla normalità può salvare questo comparto che, purtroppo in emergenza, ma per fortuna in normalità, vive di contatto e assembramenti che sono alla base del divertimento così come i concerti o lo sport che senza la partecipazione popolare perderebbero fascino”.

Quali misure economiche potrebbe e dovrebbe mettere in campo il governo per aiutare il settore?

“Nell’immediato noi chiediamo un’assistenza da parte dello Stato con interventi sulla fiscalità che è sempre stata un macigno per le discoteche. Oltre all’Iva sul prezzo del biglietto dobbiamo pagare un ulteriore 16% di ISI (imposta sugli intrattenimenti), imposta che esiste solo in Italia e solo per le discoteche ma non per i concerti. Chiediamo l’azzeramento delle imposte e delle tasse per il 2020, un contributo a fondo perduto per far fronte alle spese di utenze e fitti, comunque dovuti, e la dilazione di eventuali sospesi con l’erario per rate di concordati e saldo e stralcio in corso, ed infine il ripristino dei voucher per i lavoratori saltuari. La nostra categoria risulta completamente dimenticata dal governo che, ad oggi, non ha ancora previsto nessun tipo di aiuto economico”.

- Quanti locali rischiano di chiudere a Napoli?

“Alla ripresa dell’attività prevediamo un calo tra il 40 e il 60% degli incassi, e solo con la ripresa della normalità potremo risollevare il settore. Molti imprenditori, anche con gli aiuti che ho menzionato prima, difficilmente potranno sopravvivere se la situazione epidemiologica dovesse perdurare ancora a lungo. Se non si apre a settembre il 90% dei locali rischia di fallire. L’industria da ballo può reggere ancora qualche mese con le regole che ho menzionato prima, ma se non si ritorna alla normalità è una catastrofe per l'intero settore. Se torna il calcio, se riaprono gli stadi che accolgono 40 mila persone e più, perché non dovremmo ripartire anche noi!?”

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