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Spiagge e fase 2, Cecoro: “Le riapriremo il 10 giugno se avremo protocolli sostenibili nelle prossime ore”

“Al governo regionale chiediamo l’estensione delle concessioni al 2033 e la cancellazione dell’addizionale regionale sul canone per supportare il settore in difficoltà”. L’intervista al presidente dell'Assobalneari Campania

Distanza di 5 metri tra gli ombrelloni, prenotazione obbligatoria per favorire un accesso contingentato negli stabilimenti, no ad attività ludico-sportive. Turnazioni orarie, con la possibilità di prenotare gli spazi, sulle spiagge libere. Sono alcune delle indicazioni contenute nel documento tecnico realizzato dall'Inail, in collaborazione con l'Istituto Superiore della Sanità, per il contenimento del contagio da Coronavirus negli stabilimenti balneari. Non si tratta di misure ufficiali, ma soltanto di suggerimenti ritenuti dagli imprenditori del settore “insostenibili” per le spiagge italiane. Nelle prossime ore arriveranno le linee guida "ufficiali" dal Governo centrale, linee che ogni Regione recepirà adattandole alle proprie realtà balneari. Nel frattempo continuano i confronti tra le associazioni di categoria e i governi regionali per trovare soluzioni capaci di supportare il settore in difficoltà. NapoliToday ha raggiunto telefonicamente e intervistato il presidente dell'Assobalneari Campania, l’architetto Antonio Cecoro, per sapere a che punto è il tavolo di trattativa con la Regione Campania.

- Martedì avete avuto il secondo incontro con la Regione? A che punto è il tavolo di trattativa?

“Nel corso del primo incontro le singole sigle hanno presentato delle proposte per supportare economicamente le imprese balneari in difficoltà. In questo secondo incontro speravamo di avere delle “prescrizioni” certe su come organizzare le spiagge, ma la Regione ci ha comunicato che dobbiamo attendere le linee guida del Governo centrale. Linee che dovrebbero arrivare entro 48 ore e su cui, poi, il governo regionale si esprimerà con una sua regolamentazione. Allestire uno stabilimento balneare comporta tempo e organizzazione, per questo è importante capire quale sarà la data in cui potremo riaprire. Attualmente sui nostri stabilimenti non è montato nulla, il via libera per la manutenzione e la pulizia ci è stato dato, ma l’installazione di una spiaggia comporta il posizionamento degli ombrelloni, delle passerelle, e di tutta una serie di cose che necessitano di tempo e organizzazione. Devono comunicarci al più presto quando e come poter riaprire!”.

- Riaprire il 18 maggio è un’ipotesi realistica?

“Se ci dovessero dare il via libera per questa data, faremo di tutto per riuscire a rispettarla, ma non sarà facile. Abbiamo bisogno di più tempo per organizzare le spiagge. Forse soltanto gli stabilimenti piccoli riusciranno ad organizzarsi per il 18, per quelli medio-grandi è un’impresa impossibile”.

- Quali misure economiche dovrebbe mettere in campo il governo regionale per supportare il settore in difficoltà? Cosa avete chiesto alla Regione Campania?

“Abbiamo preparato un documento con delle proposte per supportare economicamente il settore. In questa nota, notificata  alla Regione il 17 aprile, abbiamo chiesto di azzerare l’addizionale regionale. Cioè l’aliquota sul canone concessorio nazionale imposta dalle Regioni. Oltre al canone concessorio nazionale, noi balneari, paghiamo anche l’addizionale alla Regione. Le aliquote che vengono calcolate sono comprese tra il 25% e il 50% del canone demaniale marittimo corrisposto dal concessorio. In Campania abbiamo l'addizionale più alta d'Italia. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: se io pago 50 mila euro di canone nazionale allo Stato dovrò pagare 25 mila euro di canone alla Regione. Si tratta di una cifra altissima se la confrontiamo alle aliquote delle addizionali disposte dalle altre Regione. L’unica operazione fatta dal governo regionale per venirci incontro è stata quella di posticipare questo pagamento rinviandolo al 31 dicembre. Una cosa che ci sembrava più che dovuta, data la situazione e tenendo conto del fatto che altre Regioni, come l’Emilia Romagna, applicano un’addizionale minima del 5%, mentre in Campania si arriva al 50%. L’Emilia Romagna ha, inoltre, stanziato diversi milioni di euro a fondo perduto per consentire alle aziende del settore di poter sopravvivere nonostante l'emergenza. Noi non chiediamo soldi a fondo perduto, ma almeno di azzerarci l’addizionale. Altro problema sul quale abbiamo posto l’attenzione è quello relativo alle grandi strutture che non svolgono solo l’attività balneare, ma anche altri tipi di attività quali eventi, cerimonie, compleanni, ecc. Queste attività, di fatto, sono rimaste ferme per tutto il 2020 e probabilmente non ripartiranno neanche nel 2021. Quante di queste strutture riusciranno a sopravvivere senza aiuti!? Fino ad ora si è parlato tanto di agevolazioni economiche, ma nessuno le ha rese operative”.

- Qual è il danno economico maturato dal settore a causa di questa emergenza? 

“Se non ci dicono quando e a quali condizioni aprire, non possiamo fare una stima. Se ci diranno di aprire con ombrelloni distanti 10 metri l'uno dall'altro, molte attività saranno compromesse perché a queste condizioni andrebbero in perdita. Se le prescrizioni saranno molto restrittive, sarà impossibile aprire per le spiagge piccole e con la tassazione attuale. Ieri, tra le tante cose, si è parlato anche della sanificazione delle struttura, e della possibilità di dover sanificare il lettino ogni volta che viene utilizzato, e cioè centinaia e centinaia di volte. Noi abbiamo già dei costi di lavaggio: in condizioni normali i lettini vengono lavati ogni 15/20 giorni, ma se il lavaggio dovrà essere effettuato quotidianamente, ci sarà un costo aggiuntivo che andrà a gravare sui costi totali dell’attività. Comunque, fino quando non avremo prescrizioni certe, non possiamo fare una stima del danno economico nè capire quanti stabilimenti riusciranno ad aprire e quanti no”.

- Nel documento presentato alla Regione fate anche riferimento alla proroga delle concessioni demaniali marittime..

“Sì, chiediamo alla Regione di sollecitare i Comuni costieri ad applicare la legge n.145 del 2019. È la legge finanziaria del 2019 con la quale viene prorogato il titolo concessorio al 2033. Di fatto questa norma è stata applicata solo da alcuni Comuni ma da altri no. In Campania, su 64 Comuni costieri, solo una decina l’ha applicata. Al momento i nostri titoli scadono nel 2020, se, però, questi vengono prorogati al 2033, la banca potrà rilasciare più facilmente un prestito perché avrà maggiori garanzie sull’utilizzo del bene. Lo stesso principio è stato, inoltre, ribadito dal ministro Franceschini, il quale ha dichiarato, qualche giorno fa, che nel prossimo Dpcm sarà inserita una norma applicativa per obbligare le amministrazioni comunali a estendere le concessioni demaniali marittime al 2033”.

- Per quanto riguarda, invece, il protocollo di sicurezza, quali “soluzioni” avete proposto per garantire un accesso sicuro alle spiagge?

“Ne abbiamo presentato uno come Federazione nazionale al Governo centrale. Ma abbiamo preferito non esprimerci su alcuni aspetti, come la distanza tra gli ombrelloni, perché riteniamo che solo chi ha la competenza può regolamentare questo aspetto. Se esistono dei vincoli sanitari che impongono le distanze, proporre 3, 5 o 7 metri di distanza, senza averne la competenza, ci sembra completamente inutile. Chi ci darà le linee guida, ci auguriamo, le tragga da un dato scientifico, e non dalla fantasia come nel caso dei pannelli in plexiglass. Tra gli aspetti che, invece, abbiamo segnalato, c’è la gestione delle spiagge libere: nodo difficile da sciogliere. A riguardo ci sono state diverse proposte. Una di queste prevede la prenotazione dello spazio all’interno della spiaggia libera, ma, in tal caso, andrebbero previsti anche dei costi di gestione per controllare gli accessi. Dalla Regione è arrivata, invece, un’altra proprosta: far pagare un costo per poter permanere sulla spiaggia libera. Soluzione, a mio parere, non percorribile soprattutto sulle nostre spiagge. La spiaggia libera deve rimanere "libera". Le strutture pubbliche, i Comuni, i sindaci, stanno cercando di trovare delle soluzioni, ma risulta difficile riuscire a distanziare le persone su queste aree. La gestione degli arenili liberi rimane fondamentale, anche perché su questi, rispetto alle spiagge private, è maggiore il rischio di nuovi focolai. Ma pensiamo al tratto di spiaggia libera più lungo della Campania, quello di Castel Volturno, 6/7 km di spiagge libere dislocati a macchia di leopardo lungo tutto il tratto di costa, gestirlo anche economicamente con personale comunale, vigili, dipendenti, ecc., sembra impossibile”.

- Per evitare il tracollo economico di alcuni stabilimenti balneari, qualcuno ha proposto di affidare gli spazi delle spiagge libere ai privati. La soluzione potrebbe essere presa in considerazione?

“Se questa soluzione fosse legata a un protocollo che gestisce sempre il Comune, potrebbe avere anche un senso. La gestione comporta sempre un costo economico. Per questo motivo qualcuno ha fatto questa proposta. Comunque il problema riguarda sopratutto la gestione delle spiagge libere grandi. I Comuni piccoli potrebbero risolvere affidando il controllo degli spazi ai vigili. Il problema rimane per la gestione di quelle più ampie dove, di fatto, non essendoci un’attività economica che gestisce, è difficile il controllo degli accessi. Dovrà essere la pubblica amministrazione a garantire la sicurezza in queste aree. Non credo, comunque, che sia realistica l’ipotesi di affidare la gestire ai privati, soprattutto perchè manca il tempo per organizzarsi”.

- Se il governo dovesse dare il via libera dal 18, in Campania quando si potrebbe ripartire?

“Se in 48 ore ci daranno delle indicazioni “applicabili”, per la prima decade di giugno dovremmo essere operativi. Ottimisticamente, le strutture potranno aprire il 10 giugno. La situazione si complica per le strutture che hanno al loro interno anche il ristorante, la pizzeria, il bar: queste aree hanno una disciplina a parte. Se fanno ripartire i ristoranti prima degli stabilimenti balneari, per legge, solo le strutture che hanno la ristorazione come attività prevalente potranno riaprire lasciando però chiusa la spiaggia; in caso contrario (se l’attività prevalente è quella balneare), dovranno attendere l’apertura dello stabilimento per poter aprire anche l’area dedicata alla ristorazione. Su questo abbiamo fatto una richiesta specifica: consentire l’apertura del bar/ristorante/pizzeria anche alle strutture che hanno come attività prevalente quella balneare”.

- Che estate sarà quella del 2020?

“Calda, sicuramente. Riprendo la definizione che ha dato qualcuno: l’estate 2020 sarà come quella degli anni ’60 e ‘70. In quegli anni si faceva la vacanza da pendolare: la famiglia usciva di casa per raggiungere la spiaggia più vicina. A quei tempi non era ancora nata la moda della vacanza all’estero. Vediamo il lato positivo di questa vicenda. L'emergenza Coronavirus potrebbe essere un’occasione per riavvicinarci e riscoprire le bellezze del nostro territorio. A volte facciamo milioni di km per raggiungere luoghi che non sono neanche lontanamente paragonabili alle bellezze che abbiamo in Campania. L’estate 2020 sarà un’estate alla riscoperta della ricchezza e bellezza dei nostri territori”.

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